Come aprire una Partita IVA: la guida completa per iniziare davvero bene

20 novembre 2025 di
Come aprire una Partita IVA: la guida completa per iniziare davvero bene
Sofia Tognoni

Come aprire una Partita IVA: la guida completa per iniziare davvero bene

La guida completa per capire come aprire, gestire e mantenere una Partita IVA senza errori e con la giusta consapevolezza.

Aprire una Partita IVA segna un momento di svolta nella vita di chi decide di mettersi in proprio. È il passaggio che trasforma un’idea, una competenza o una passione in un’attività professionale vera e propria.

La procedura in sé è gratuita e piuttosto rapida, ma dietro a quella semplicità apparente si nasconde una serie di scelte che influenzeranno la tua attività per anni: il tipo di regime fiscale, la forma giuridica, il codice ATECO.

In questa guida troverai tutto ciò che serve per orientarti: cos’è la Partita IVA, chi deve aprirla, come funziona la procedura, quanto costa davvero mantenerla e come scegliere il regime più adatto al tuo caso.

Ci sono anche consigli pratici e un riepilogo degli errori più comuni da evitare, per iniziare con consapevolezza e serenità.

Cos’è una Partita IVA

La Partita IVA è una sequenza di 11 cifre che identifica ogni soggetto che esercita un’attività economica in modo abituale e autonomo. In pratica, è il “codice fiscale” dei professionisti e delle imprese.

Le prime sette cifre indicano il numero progressivo del contribuente, le tre successive identificano l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che l’ha rilasciata e l’ultima serve come controllo. Nei rapporti con l’estero, la Partita IVA italiana è preceduta dal prefisso IT.

Serve per due motivi: riconoscere il soggetto che svolge l’attività e permettere all’Agenzia delle Entrate di monitorare correttamente le operazioni economiche.

Chi è obbligato ad aprirla

Non tutti hanno bisogno di una Partita IVA. È obbligatoria solo per chi esercita un’attività d’impresa, artistica o professionale in modo continuativo e autonomo.

Lo prevede l’articolo 35 del D.P.R. 633/1972, che regola l’imposta sul valore aggiunto (IVA).

Chi svolge attività occasionali può invece lavorare senza Partita IVA, a patto che il reddito non superi i 5.000 euro l’anno e che il rapporto non sia abituale. In questi casi basta emettere una ricevuta e dichiarare il compenso nel modello Redditi.

Chi rientra tra gli obbligati deve presentare una dichiarazione di inizio attività entro 30 giorni dall’avvio effettivo.

I moduli da compilare sono due:

  • AA9/12 per persone fisiche (liberi professionisti e ditte individuali)
  • AA7/10 per società, enti e associazioni

Come si apre una Partita IVA

Aprire una Partita IVA è gratuito, ma è consigliabile farsi affiancare da un commercialista o un CAF. Gli errori di compilazione o la scelta sbagliata del regime fiscale possono infatti costare caro.

I moduli sono scaricabili dal sito dell’Agenzia delle Entrate e devono includere i dati anagrafici del titolare, il domicilio fiscale, la descrizione dell’attività, il codice ATECO, la data di inizio attività e l’eventuale volontà di operare con l’estero.

La domanda può essere inviata in tre modi:

  • di persona, presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate
  • tramite raccomandata, con copia del documento d’identità
  • online, attraverso il portale Fisconline o tramite un intermediario abilitato

Dopo la presentazione, l’Agenzia attribuisce il numero di Partita IVA in modo telematico e rilascia un certificato di attribuzione. Da quel momento l’attività è ufficialmente avviata.

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Cosa considerare prima dell’apertura

Prima di fare domanda, è bene chiarire alcuni punti fondamentali.

Requisiti di base

Può aprire la Partita IVA chi è maggiorenne, capace di intendere e volere, residente o domiciliato fiscalmente in Italia. Alcune professioni — come avvocati, medici, ingegneri o commercialisti — richiedono anche l’iscrizione a un albo professionale.

Scelta della forma giuridica

La forma giuridica definisce la struttura con cui opererai. È una decisione che incide su tasse, responsabilità e burocrazia.

 Le principali opzioni sono:

  • Lavoratore autonomo o ditta individuale, la formula più semplice per chi lavora da solo
  • Società di persone (SNC o SAS), per attività gestite con altri soci
  • Società di capitali (SRL, SRLS o SPA), adatte a imprese più strutturate e con capitale iniziale maggiore
  • Cooperative o associazioni professionali, per progetti collettivi

Le ditte individuali sono snelle e rapide da avviare, ma il titolare risponde con il proprio patrimonio personale. Le società, invece, separano il capitale dell’impresa da quello dei soci, ma richiedono costi di gestione più elevati.

Scelta del regime fiscale

In Italia esistono tre regimi principali: forfettario, semplificato e ordinario.

Il regime forfettario è il più comune tra chi avvia una nuova attività. Prevede una tassazione ridotta al 15%, o al 5% per i primi cinque anni, e un sistema semplificato senza IVA e senza bilanci. Si può adottare se i ricavi non superano gli 85.000 euro e se le spese per collaboratori o dipendenti non superano i 20.000 euro.

Il regime semplificato è un gradino intermedio: mantiene una contabilità più snella dell’ordinario, ma è pensato per chi ha già un giro d’affari più consistente.

Il regime ordinario non prevede limiti di fatturato e viene applicato automaticamente a chi supera un fatturato di 85 mila euro l’anno. La tassazione avviene tramite IRPEF. È più complesso, ma offre un controllo più preciso della situazione economica.

Scegliere il regime giusto significa trovare un equilibrio tra semplicità, tassazione e prospettive di crescita.

Il codice ATECO

Ogni attività economica in Italia è identificata da un codice ATECO, una sigla alfanumerica usata a fini statistici e fiscali. Per fare qualche esempio, una gelateria ha codice 56.10.3, mentre una lavanderia ha 96.01.2. È un’informazione fondamentale perché determina la categoria INPS di appartenenza, il coefficiente di redditività (se sei in regime forfettario) e l’accesso a incentivi o bandi.

Dal 1° gennaio 2025 è in vigore la nuova classificazione ATECO 2025, che aggiorna i vecchi codici per riflettere meglio i settori emergenti. Puoi consultarla sul sito dell’ISTAT o su portali dedicati come codiceateco.it.

Se svolgi più attività, puoi registrare più codici ATECO sulla stessa Partita IVA, a condizione che siano compatibili. In tal caso, dovrai separare i ricavi per ciascun codice e applicare il relativo coefficiente di redditività.

Quanto costa aprire e gestire una Partita IVA

L’apertura in sé è gratuita, ma ci sono alcune spese indirette da considerare.

La consulenza iniziale di un commercialista può costare dai 100 ai 500 euro, la PEC obbligatoria costa circa 10 euro l’anno, e un conto corrente dedicato è fortemente consigliato per tenere separate le finanze personali da quelle professionali.

Per le ditte individuali, si aggiungono 18 euro di diritti di segreteria, 17,50 euro di imposta di bollo e un diritto annuale alla Camera di Commercio che può variare tra 53 e 120 euro.

Le società di capitali richiedono un investimento iniziale maggiore: capitale sociale minimo (da 1 a 10.000 euro), spese notarili tra 1.500 e 2.000 euro e un’imposta di registro di 309,87 euro.

Contributi previdenziali

Ogni Partita IVA deve versare i contributi previdenziali.

  • I professionisti iscritti a un ordine versano nella cassa di categoria
  • Chi non appartiene a un albo versa alla Gestione Separata INPS, con un’aliquota del 26,07%.
  • Artigiani e commercianti pagano una quota fissa di circa 4.500 euro all’anno, più un contributo percentuale del 24% sui redditi superiori a 18.415 euro.

Costi nel regime forfettario e ordinario

Il regime forfettario è più leggero da gestire: niente IVA, meno burocrazia e contributi ridotti del 35% per artigiani e commercianti.

Il regime ordinario, invece, è più impegnativo ma consente di scaricare una quantità maggiore di spese, tra cui affitti, utenze, strumenti di lavoro, formazione, viaggi e pubblicità.

Quale regime conviene davvero?

Il regime forfettario è l’ideale per chi inizia, ha costi contenuti e vuole una gestione semplice. 
Il regime ordinario, invece, è più adatto a chi ha spese importanti o progetti di crescita strutturata.

Non esiste una formula universale: la scelta va fatta in base al tipo di attività, ai margini di guadagno e agli obiettivi futuri.

lavoratori in proprio in ufficio

Spese deducibili e vantaggi fiscali

Tra i vantaggi fiscali riconosciuti ai titolari di Partita IVA nel regime ordinario ci sono i buoni pasto e i buoni acquisto.

I buoni pasto sono deducibili al 75% e detraibili al 10% di IVA, con un tetto massimo del 2% dei compensi percepiti. Sono esenti da tassazione fino a 4 euro se cartacei e 8 euro se digitali.

I buoni acquisto, usati come premi o omaggi ai clienti, sono deducibili fino a 50 euro per regalo e l’IVA è detraibile.

In generale, sono deducibili anche le spese per la formazione, i dispositivi elettronici, gli immobili, i veicoli aziendali e le spese di rappresentanza.

Chiusura della Partita IVA

Chiudere una Partita IVA è semplice e gratuito. Basta compilare lo stesso modello usato per l’apertura (AA7 o AA9) e consegnarlo a un ufficio dell’Agenzia delle Entrate o trasmetterlo online entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

Chiudere tempestivamente evita di accumulare costi o obblighi contributivi su attività inattive.

Consigli per partire con il piede giusto

Aprire una Partita IVA è un passo importante, ma può essere gestito con serenità se si seguono alcune regole pratiche:

  • Metti da parte parte degli incassi per tasse e contributi: non tutto ciò che guadagni è profitto.
  • Usa un conto corrente dedicato per l’attività, così da avere sempre una visione chiara della gestione economica.
  • Affidati a un commercialista di fiducia: è il tuo alleato più prezioso per pianificare la crescita e rispettare le scadenze.
  • Tieniti aggiornato su bandi e incentivi: molte regioni e camere di commercio offrono contributi a fondo perduto per nuove imprese o giovani under 35.

E se lavori da casa, ricordati che puoi detrarre parte delle spese domestiche — come utenze o connessione — se collegate all’attività.

Gli errori più comuni

Tra gli errori più frequenti ci sono la mancata dichiarazione di alcuni redditi, la gestione superficiale delle scadenze o i pagamenti in contanti oltre i limiti di legge.

Anche non conservare le fatture o trascurare le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate può causare problemi.

Un altro errore comune è aprire la Partita IVA senza un piano chiaro: conoscere i propri costi, i potenziali clienti e il volume d’affari atteso è fondamentale per capire se l’attività è sostenibile.

Partita IVA: non è burocrazia, ma una scelta di vita

Aprire una Partita IVA non è solo una questione burocratica: è una scelta di vita. Significa mettersi in gioco, imparare a gestire entrate e uscite, costruire un percorso professionale indipendente. 

Con una buona pianificazione, il supporto giusto e un po’ di consapevolezza, aprire la Partita IVA può diventare il primo passo verso un’attività stabile e soddisfacente. Più che un obbligo burocratico, diventa quindi un’opportunità per costruire una carriera libera, sostenibile e davvero tua.

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