The Reservatet 2 si farà? Dove vedere la serie crime del momento
The Reservatet – La riserva è una di quelle serie che ti inchiodano allo schermo e, quando finisce, ti lasciano pieno di domande. Ha fatto il suo ingresso su Netflix in punta di piedi, ma in pochissimo tempo si è guadagnata un posto tra le serie più discusse del momento. Un crime nordico capace di fondere suspense e critica sociale, ambientato tra le ville eleganti e i segreti inconfessabili della borghesia danese.
Apparentemente un crime nordico classico, in realtà è un racconto molto più profondo: un’indagine sul privilegio, sull’indifferenza sociale, ma soprattutto sul divario crescente tra genitori e figli. Perché dietro una ragazza scomparsa, in una villa perfetta della famiglia perfetta, si nasconde un interrogativo ancora più inquietante: quanto conosciamo davvero i nostri figli? Cosa accade nelle loro vite quando crediamo che sia tutto sotto controllo?
E dopo un finale potente e disturbante, il dubbio resta: ci sarà una seconda stagione di The Reservatet? E dove possiamo vedere la prima stagione in streaming?
La trama di The Reservatet: segreti tra le siepi
Tutto ha inizio con una scomparsa: Ruby, una giovane filippina ragazza alla pari presso uno degli uomini più potenti della Danimarca, svanisce senza lasciare traccia. Il suo destino sembra non interessare a nessuno, se non a Cecilie, una vicina di casa che inizia a sospettare qualcosa di grave. Inizia così un'indagine solitaria che la porterà a scoprire cosa si nasconde dietro l'apparente perfezione del quartiere danese di Gentofte, tra relazioni tossiche, silenzi imbarazzanti e un sistema che ignora deliberatamente chi sta ai margini.
Nel corso dei sei episodi, la serie svela il volto oscuro del privilegio, intrecciando il mistero con riflessioni profonde sul lavoro di cura, il classismo e la violenza invisibile. Fino a un finale che lascia il pubblico sospeso tra rabbia e impotenza.
The Reservatet 2 si farà?
Al momento non è stata confermata ufficialmente una seconda stagione di The Reservatet. La serie è stata ideata come una miniserie autoconclusiva, ma il finale volutamente aperto (e disturbante) lascia la porta spalancata a nuovi sviluppi. La confessione ambigua di Katarina, l’assenza di una vera giustizia e il destino incerto dei personaggi principali hanno acceso il dibattito online e alimentato le speranze di un seguito.
Se Netflix dovesse dare il via libera a un secondo capitolo, è probabile che venga annunciato entro l’autunno 2025.
Dove vedere la prima stagione di The Reservatet in streaming
La prima stagione di The Reservatet – La riserva è disponibile in streaming su Netflix. I sei episodi, ciascuno della durata di circa 35 minuti, sono stati rilasciati integralmente il 15 maggio 2025 e sono accessibili in lingua originale, doppiati o con sottotitoli in italiano.
Il cast di The Reservatet: volti intensi per una storia che scava nel disagio borghese
Uno dei punti di forza indiscussi della serie è il cast, composto per lo più da attori danesi, in grado di offrire interpretazioni autentiche, misurate e profondamente coinvolgenti. Ognuno dei personaggi principali incarna una tensione, un’ambiguità o un dolore che riflette la fragilità del sistema raccontato.
Marie Bach Hansen è Cecilie, una madre benestante e apparentemente perfetta, che rappresenta la coscienza inquieta della serie. Il suo volto tradisce a ogni scena il turbamento di una donna che inizia a dubitare del mondo ovattato in cui ha sempre vissuto. Hansen costruisce un personaggio stratificato, che passa dall’apatia al coraggio, rendendo Cecilie una protagonista empatica e spiazzante.
Danica Curcic interpreta Katarina, la padrona di casa glaciale, sempre impeccabile ma moralmente opaca. La sua performance gioca tutto sul non detto, sulle pause, sugli sguardi taglienti che raccontano molto più delle parole. È il volto del privilegio che non ammette colpe, ma sa come cancellare le tracce.
Lars Ranthe è Rasmus, un imprenditore ricco e arrogante, marito di Katarina. Il suo personaggio incarna la complicità silenziosa e lo squilibrio di potere: sgradevole e inquietante, rappresenta quell’élite che agisce nell’ombra, protetta da denaro e relazioni.
Simon Sears, nel ruolo di Mike, porta sullo schermo un outsider che vive a metà tra due mondi: è l’avvocato di Rasmus, ma anche il compagno di Cecilie, l’unico che sembra non sentirsi davvero parte di quel microcosmo esclusivo. La sua tensione sottile si riflette in ogni interazione.
Sara Fanta Traore veste i panni dell’agente Aisha, giovane poliziotta di origine africana al suo primo incarico in un quartiere “pulito”. La sua determinazione e il suo sguardo lucido spezzano l’omertà di chi preferisce guardare altrove. Aisha non è solo una presenza istituzionale: è l’elemento di rottura, lo specchio sociale di una comunità che vorrebbe ignorare le disuguaglianze.
Donna Levkovski e Excel Busano interpretano rispettivamente Ruby e Angel, le ragazze au pair della comunità filippina. Con delicatezza e rigore, le due attrici riescono a restituire tutta la vulnerabilità, la forza e l’umanità di chi vive ai margini pur abitandoli ogni giorno quegli stessi interni borghesi. Ruby è il fantasma che scuote il quartiere, Angel è la voce sommessa che chiede di essere ascoltata.
La regia è firmata da Per Fly, già noto per il suo lavoro in Borgen, che conferma qui una sensibilità rara per l’introspezione psicologica e il non detto. La sceneggiatura, scritta da Ina Bruhn e Mads Tafdrup, parte da un’idea originale di Ingeborg Topsøe e riesce a costruire un racconto corale dove nessun personaggio è davvero innocente, e nessuna verità è semplice da accettare.
L’ambientazione: tra i quartieri dorati (e inquietanti) di Copenaghen
Uno degli elementi più affascinanti – e allo stesso tempo disturbanti – di The Reservatet è la sua ambientazione: un microcosmo esclusivo e ovattato a nord di Copenaghen, dove il confine tra sicurezza e isolamento diventa sempre più labile. La serie si svolge prevalentemente tra Gentofte, Hellerup e Charlottenlund, tre quartieri considerati tra i più ricchi e prestigiosi della capitale danese.
Qui lo stile minimalista dell’architettura contemporanea si intreccia con la rigogliosa natura nordica: ville geometriche con vetrate a tutta parete, giardini perfetti e silenziosi, strade residenziali quasi deserte. Un'estetica del controllo, della perfezione, che riflette in modo quasi chirurgico la mentalità dei suoi abitanti. Ogni cosa sembra al suo posto. Ma proprio per questo, ogni dettaglio stonato risuona come un campanello d’allarme.
La tensione narrativa nasce proprio da qui: da una bellezza così curata da diventare asfissiante. La macchina da presa indugia spesso sulle inquadrature fisse delle case, dei vialetti, dei salotti asettici, suggerendo che sotto quella superficie impeccabile si nascondano tensioni pronte a esplodere. È il classico “villaggio perfetto” che si rivela una gabbia dorata, tanto più inquietante quanto più rassicurante appare all’esterno.
Una menzione speciale va al lungomare di Langelinie, usato per alcune scene chiave. La vista aperta sul mare baltico, il rumore delle onde, l’incontro tra pubblico e privato: è lì che i personaggi si confrontano con le loro paure più profonde. È anche il luogo simbolico dove il “fuori” inizia a incrinare il mondo ovattato del “dentro”.
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The Reservatet: Set ricostruiti e privacy danese
Data la riservatezza dei quartieri coinvolti, molti interni sono stati ricostruiti in studio, con una cura quasi maniacale per l’arredamento e la disposizione degli spazi. I designer hanno lavorato per riprodurre fedelmente lo stile tipico delle case alto-borghesi danesi: ampie cucine con isola centrale, living-room neutre, librerie piene di volumi d’arte e candele accese anche di giorno.
Il risultato è una scenografia che racconta molto più di quanto sembri: ogni spazio è pensato per mostrare status e decoro, ma anche per nascondere ciò che non si può dire. Le pareti chiare, le luci fredde, i riflessi sui vetri diventano veri e propri strumenti narrativi.
Si possono visitare i luoghi di The Reservatet?
Se ti sei chiesto guardando la serie se questi luoghi esistano davvero, la risposta è sì – ma con delle riserve. I quartieri di Gentofte, Hellerup e Charlottenlund sono aperti al pubblico e visitabili, ma molte delle abitazioni sono proprietà private. Camminare per quelle vie significa entrare nel cuore della Danimarca più ricca, tra auto silenziose, parchi perfettamente curati e una calma apparente che, dopo la visione della serie, può far venire i brividi.
Nordic noir da non perdere
Se The Reservatet – La riserva ti ha fatto innamorare dell’atmosfera tesa e dei segreti nascosti dietro le facciate eleganti della società scandinava, sappi che non è un caso isolato. Il nordic noir – genere che unisce thriller psicologico, critica sociale e paesaggi cupi – ha prodotto alcune delle serie più influenti degli ultimi anni. Molte sono state così apprezzate da essere adattate anche in America e altrove. Ecco 5 titoli imperdibili:
1. The Killing (Forbrydelsen) – Danimarca
La capostipite del nordic noir moderno. Ambientata a Copenaghen, segue l’ispettrice Sarah Lund in indagini complesse e intense, con un episodio per ogni giorno dell’inchiesta. Il successo internazionale ha portato al remake americano (disponibile su Netflix) con Joel Kinnaman e Mireille Enos.
Dove vederla: il remake americano è disponibile su Netflix; la versione originale danese si trova su Prime Video (in lingua originale con sottotitoli).
2. The Bridge (Bron/Broen) – Danimarca/Svezia
Una co-produzione tra Danimarca e Svezia ambientata sul ponte Øresund. La detective Saga Norén e il collega danese indagano su crimini che sfidano confini politici e morali. La serie ha ispirato remake in USA, Francia, Russia e perfino in Malesia.
Dove vederla: le prime stagioni originali sono disponibili su RaiPlay e in parte su Chili; il remake americano è visibile su Disney+ (con abbonamento Star).
3. Those Who Kill (Den som dræber) – Danimarca
Un’intensa serie su una squadra investigativa specializzata in serial killer. Dopo una sola stagione in patria, ha ottenuto un adattamento americano con Chloë Sevigny. Meno fortunato il remake, ma l’originale resta un cult per gli appassionati di crime.
Dove vederla: la versione danese è disponibile su Prime Video (in lingua originale), mentre il remake USA con Chloë Sevigny si trova su Apple TV (a noleggio).
4. Wallander – Svezia
Dal celebre personaggio creato da Henning Mankell, Wallander è diventato un’icona del poliziesco nordico. L’originale svedese è cupa e malinconica, ma anche il remake britannico con Kenneth Branagh ha riscosso grande successo. Su Netflix trovi anche Young Wallander, prequel in chiave moderna.
Dove vederla:
- Young Wallander (prequel moderno): Netflix
- Wallander (UK, con Branagh): Prime Video, Apple TV
- Wallander (originale svedese): disponibile in DVD e su piattaforme on demand specializzate (non sempre disponibile in Italia).
5. Borgen – Danimarca
Non è un crime puro, ma un sofisticato thriller politico che esplora i meccanismi del potere in Danimarca. A metà tra House of Cards e The West Wing, ha ottenuto consensi internazionali e una quarta stagione co-prodotta da Netflix. Diversi tentativi di remake americani sono falliti, ma l’originale resta un piccolo gioiello.
Dove vederla: tutte le stagioni, inclusa la quarta co-prodotta da Netflix, sono disponibili su Netflix.
Altre serie crime con adolescenti da vedere su Netflix
Se hai apprezzato The Reservatet per il suo sguardo sull’adolescenza e sui segreti familiari, ecco tre serie su Netflix che affrontano temi simili con intensità e prospettive diverse.
Adolescence
Miniserie britannica girata in piano sequenza, racconta da più punti di vista un omicidio tra adolescenti. Un viaggio crudo tra bullismo, manosfera e incomunicabilità tra genitori e figli.
Perché vederla: toccante e necessaria, mette a nudo le fragilità di un’intera generazione.
Elite
Teen drama spagnolo ambientato in una scuola d’élite, dove ogni stagione ruota attorno a un crimine. Lusso, tensioni sociali e identità in bilico.
Perché vederla: intrattenimento ad alta tensione, tra misteri e denuncia sociale.
Quicksand
Dalla Svezia, una riflessione sul male che si insinua nel quotidiano. Una sparatoria in una scuola fa emergere dipendenze, abusi e colpe taciute.
Perché vederla: sobria ma potente, racconta quanto possa essere sottile il confine tra normalità e tragedia.
Perché vedere The Reservatet
The Reservatet – La riserva non è soltanto un giallo ben costruito: è un’indagine spietata sul lato più ipocrita del benessere. Dietro la forma del thriller nordico, la serie nasconde un potente atto d’accusa contro l’indifferenza sociale, il classismo e la normalizzazione del silenzio. Non cerca lo shock fine a sé stesso, ma costruisce lentamente una tensione che nasce proprio da ciò che resta taciuto, ignorato, minimizzato.
Il suo punto di forza non è il “chi è stato”, ma il “perché nessuno ha fatto nulla”. The Reservatet ci parla di come le dinamiche di potere – anche quelle più sottili, domestiche, familiari – contribuiscano a rendere invisibili intere persone e comunità. Le ragazze au pair filippine, per esempio, non sono solo personaggi secondari: sono il cuore morale della serie. E il loro sguardo ci costringe a vedere ciò che, per comodità o abitudine, tendiamo a ignorare.
È anche una storia sull’adolescenza che scivola fuori controllo sotto gli occhi di adulti distratti, su famiglie che credono di conoscere i propri figli solo perché condividono con loro gli spazi. È un racconto in cui ogni personaggio è, in qualche misura, complice – anche solo per ciò che non ha voluto vedere.
A livello estetico, la serie è di un'eleganza inquietante: ogni inquadratura, ogni dettaglio visivo contribuisce a creare un senso di dissonanza tra bellezza esterna e corruzione interiore. Il tutto supportato da una regia sobria e da un cast misurato ma potentissimo, che rende credibile ogni gesto, ogni esitazione, ogni silenzio.
Ma soprattutto, The Reservatet è una serie che resta dentro. Non offre giustizia, né redenzione. Non chiude il cerchio: lo lascia aperto, come la porta di casa dietro cui può nascondersi qualsiasi verità. E ci consegna una domanda scomoda, che continua a ronzare anche dopo i titoli di coda: e se tutto questo stesse già accadendo, proprio accanto a noi?
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