Migliori videogiochi sparatutto: dai classici ai titoli moderni
Dal fragoroso boom di DOOM alle avventure epiche di The Last of Us: una guida completa agli sparatutto che hanno fatto la storia del gaming
Gli sparatutto sono tra i generi più amati di sempre: veloci, spettacolari e capaci di farci sentire al centro dell’azione come pochi altri videogiochi. Nel corso degli anni, hanno saputo reinventarsi in mille modi diversi: dalle arene adrenaliniche di Quake alle campagne cinematografiche di Call of Duty, fino alle storie emozionanti di titoli TPS (Third Person Shooter) come The Last of Us. In questo articolo ripercorriamo i migliori videogiochi sparatutto, dai franchise che hanno segnato intere generazioni ai capolavori stand-alone e ai third person shooter che hanno arricchito il genere.
Differenze tra FPS e TPS
Nel mondo degli sparatutto esistono due approcci principali che influenzano profondamente l’esperienza di gioco: First Person Shooter (FPS) e Third Person Shooter (TPS). La distinzione tra le due tipologie non riguarda soltanto l’angolo della visuale, ma determina anche il modo in cui il giocatore percepisce lo spazio di gioco, interagisce con l’ambiente e si “immerge” nell’universo narrativo.
Negli FPS, la telecamera è posizionata negli occhi del protagonista: il giocatore vede ciò che vede il personaggio, sperimentando un livello di immedesimazione molto elevato. Questa prospettiva, però, limita il campo visivo e riduce le informazioni disponibili sull’ambiente circostante. Per questo motivo, gli FPS puntano spesso su un design degli spazi più lineare e su meccaniche che privilegiano la precisione del tiro e la rapidità di reazione.
I TPS, invece, adottano una telecamera posta dietro le spalle del personaggio. Questa scelta consente una visione più ampia dell’ambiente e una migliore percezione della posizione del proprio avatar nello spazio. Il risultato è un gameplay che può incorporare elementi aggiuntivi, come esplorazione, coperture e interazioni ambientali, senza rinunciare all’azione tipica degli sparatutto. Tuttavia, questa prospettiva riduce l’impatto immersivo rispetto alla visuale in prima persona, creando un equilibrio tra controllo tattico e coinvolgimento emotivo.
In sintesi, la differenza tra FPS e TPS non è soltanto estetica, ma funzionale: i primi privilegiano l’immersione e la reattività, i secondi offrono un controllo strategico più ampio e una gestione più completa dello spazio di gioco.
Qual è stato il primo videogioco sparatutto?
Il genere degli sparatutto ha radici profonde, che risalgono al 1973 con Maze War, considerato il primo vero FPS. Creato da Steve Colley, Greg Thompson e Howard Palmer al NASA Ames Research Center in California, il gioco nacque come dimostrazione tecnica delle capacità grafiche del mini-computer Imlac PDS-1. Inizialmente era solo un’esplorazione di labirinti in 3D, ma ben presto fu introdotta la possibilità di collegare due macchine e sparare ad altri giocatori, trasformando Maze War in un’esperienza multiplayer ante litteram che si diffuse su ARPANET e, grazie anche a sistemi come il Xerox Alto, diede i primi strumenti per il gioco online e la crittografia per prevenire i cheat.
Accanto a Maze War, un altro titolo pionieristico fu Spasim (1974), un simulatore di combattimenti spaziali sviluppato su rete PLATO. Qui compaiono per la prima volta concetti come il gioco di squadra e il deathmatch, anticipando meccaniche che sarebbero poi diventate pilastri del genere.
Negli anni ’80 approdarono in sala giochi esperimenti iconici: Battlezone (1980), con oltre 15.000 cabinati e grafica vettoriale 3D, pose le basi per gli sparatutto arcade; a seguire, Wizard of Wor e Gun Buster esplorarono modalità multiplayer e light gun, anticipando il gioco in rete tra cabinati.
All’inizio degli anni ’90, titoli tecnicamente fondamentali come Hovertank 3D e Catacomb 3-D sperimentarono la gestione delle texture e dell’illuminazione dinamica nei labirinti 3D, preparando il terreno per la rivoluzione alle porte.
La vera svolta arrivò infatti quando id Software rivoluzionò il genere con Wolfenstein 3D e, soprattutto, con Doom. Grazie alle innovazioni tecniche di John Carmack, questi giochi offrirono ambienti tridimensionali più dinamici, illuminazione variabile e un ritmo di gioco veloce e adrenalinico. Doom in particolare introdusse il concetto di deathmatch su larga scala e divenne un fenomeno culturale tale da generare decine di cloni e attirare milioni di giocatori in tutto il mondo.
Subito dopo, System Shock (1994) dimostrò come integrare narrazione e interazione ambientale, e Quake (1996) portò il rendering full-3D e il multiplayer competitivo a nuovi livelli, preludio a fenomeni eSport come Unreal Tournament (1999) e Quake III Arena, che sfruttarono GPU dedicate (la GeForce 256) e algoritmi avanzati come il fast inverse square root per ridefinire il realismo tecnico e la sfida online. In parallelo, giochi come Half-Life alzarono l’asticella narrativa, eliminando le cutscene tradizionali per raccontare la storia attraverso l’ambiente e l’interazione diretta.
Con gli anni 2000, serie come Call of Duty, Halo e Far Cry portarono gli sparatutto a un nuovo livello, introducendo campagne dal forte impatto realistico, meccaniche innovative come gli scudi rigeneranti e mondi di gioco più ampi e dettagliati. Allo stesso tempo, il multiplayer online si consolidò con titoli come Counter-Strike, aprendo la strada agli eSport.
Negli anni successivi, il genere si è ulteriormente diversificato con l’emergere di sottogeneri come i looter shooter (Borderlands, Destiny), gli hero shooter (Overwatch, Valorant) e i battle royale (PUBG, Apex Legends, Call of Duty: Warzone). Oggi gli sparatutto continuano a dominare la scena videoludica, mescolando narrazione, competizione e innovazione tecnologica, e restano tra i titoli più seguiti anche negli eSport.
Sparatutto: i franchise che hanno fatto la storia
Alcuni sparatutto non sono soltanto giochi di successo, ma veri e propri franchise che hanno segnato la storia del gaming. Serie capaci di durare decenni, rinnovandosi con ogni nuovo capitolo e imponendo standard che altri titoli hanno poi provato a inseguire. Dai pionieri come DOOM e Quake fino a saghe moderne come Call of Duty, Halo o Destiny, questi nomi ricorrono in tutte le classifiche dei migliori sparatutto e rappresentano punti di riferimento imprescindibili per comprendere l’evoluzione del genere.
DOOM
DOOM è uno dei pilastri assoluti del genere. L’originale del 1993 non solo ha definito le regole degli sparatutto frenetici, ma ha anche creato un fenomeno culturale che si è esteso ben oltre il videogioco. Nei diversi ranking online ricorrono sia il titolo storico sia capitoli successivi come DOOM Eternal, che hanno saputo mantenere intatta la velocità e l’intensità del gameplay, aggiornando grafica e meccaniche. La saga è ancora oggi un punto di riferimento e figura stabilmente in tutte le liste dei migliori sparatutto.
Half-Life
Con Half-Life e soprattutto con Half-Life 2, questa serie ha introdotto un approccio narrativo inedito per gli sparatutto. Al posto delle cutscene, la storia veniva raccontata direttamente attraverso l’ambiente e le interazioni con i personaggi. Half-Life 2 è uno dei titoli più citati nelle classifiche, apprezzato per il suo design, l’atmosfera e l’impatto innovativo che continua a influenzare il genere.
Call of Duty
Il franchise Call of Duty è tra i più celebri e venduti di sempre. Nelle classifiche dei titoli preferiti da esperti e gamer compare soprattutto Call of Duty: Modern Warfare, un capitolo che ha ridefinito lo standard per il realismo e l’intensità delle campagne, oltre a un comparto multigiocatore che ha fatto scuola. La serie ha saputo rinnovarsi con ambientazioni storiche, moderne e futuristiche, rimanendo sempre centrale nel panorama degli sparatutto.
Halo
Simbolo delle console Xbox, Halo ha reso gli sparatutto accessibili e divertenti anche su gamepad. Tra i diversi titoli, bisogna menzionare almeno Halo: Combat Evolved e Halo 3, due capitoli che hanno segnato la storia del franchise per l’equilibrio tra narrativa e multiplayer. L’uso di meccaniche come gli scudi rigeneranti e i checkpoint ha contribuito a definire nuovi standard per tutto il genere.
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Battlefield
La saga Battlefield si distingue per le sue battaglie su larga scala e per l’uso di veicoli come carri armati e aerei, che aggiungono profondità strategica agli scontri. Tra i più apprezzati, spiccano Battlefield 1 e Battlefield 3, titoli che hanno colpito per il realismo, le ambientazioni storiche e l’ampiezza delle mappe.
Far Cry
Il franchise Far Cry ha portato gli sparatutto in ambientazioni open world, caratterizzate da grande libertà d’azione. Far Cry 3 e Far Cry 5 sono i capitoli generalmente più apprezzati, amati per la combinazione di scenari esotici, storie intense e la possibilità di approcci diversi al combattimento.
Rainbow Six
A differenza degli sparatutto più frenetici, la serie Rainbow Six ha sempre privilegiato un approccio più tattico. Tra tutti spicca soprattutto Rainbow Six: Siege, che ha ridefinito il genere competitivo con un gameplay basato sul gioco di squadra, l’uso delle coperture e la distruttibilità degli ambienti. È considerato uno dei titoli che meglio rappresentano la fusione tra realismo e strategia.
Destiny
Con Destiny, Bungie ha dato vita a un looter shooter capace di unire le meccaniche classiche degli sparatutto con elementi tipici degli MMO. Qui ricordiamo in particolare Destiny 2, apprezzato per il suo mondo in continua espansione, il supporto costante tramite aggiornamenti e la capacità di combinare azione e cooperazione.
Quake
Firmata id Software, la serie Quake è stata rivoluzionaria per la sua tecnologia 3D e per aver reso popolare il multiplayer competitivo: è senza dubbio uno dei franchise storici più influenti, grazie alla velocità del gameplay e alla sua importanza nel panorama degli sparatutto arena.
Titanfall
Il franchise Titanfall, sviluppato da Respawn Entertainment, ha portato una ventata di innovazione nel genere grazie all’introduzione dei mech Titan, utilizzabili dai giocatori in battaglie dinamiche e spettacolari. Tra i più amati, ricordiamo soprattutto Titanfall 2, apprezzato per la sua intensa campagna single player e per un multiplayer rapido e fluido. Dal suo universo narrativo è nato anche Apex Legends, spin-off che ha raggiunto enorme popolarità come battle royale.
Team Fortress
Nato come mod di Quake e poi consolidato con Team Fortress Classic, il franchise ha trovato la sua consacrazione con Team Fortress 2. Questo titolo è spesso presente tra i titoli più apprezzati dai gamer grazie al suo stile unico e alla formula pionieristica degli sparatutto a squadre, con la presenza di eroi dotati di diverse abilità. È considerato uno dei precursori degli hero shooter moderni e mantiene ancora oggi una forte base di fan.
Sparatutto iconici stand-alone
Accanto ai grandi franchise che hanno definito la storia del genere, esistono titoli che, pur non appartenendo a una saga consolidata, hanno lasciato un segno profondo. Alcuni hanno introdotto idee innovative, altri hanno rappresentato punti di svolta tecnologici o culturali, conquistandosi un posto nelle classifiche dei migliori sparatutto di sempre.
GoldenEye 007
Considerato uno dei capisaldi degli sparatutto su console, GoldenEye 007 per Nintendo 64 ha ridefinito il genere grazie a un gameplay coinvolgente e a un multiplayer locale indimenticabile. Spesso citato come uno dei migliori di sempre, ha dimostrato che gli FPS potevano funzionare anche fuori dal PC.
Overwatch
Con Overwatch, Blizzard ha creato un hero shooter che ha rivoluzionato il panorama competitivo. La sua formula basata su personaggi unici, ciascuno con abilità e ruoli specifici, ha reso il gioco un riferimento negli eSport e un fenomeno culturale per diversi anni.
Apex Legends
Spin-off ambientato nell’universo di Titanfall, Apex Legends è diventato uno dei battle royale più popolari: si distingue per il gameplay frenetico, le abilità dei personaggi e un sistema di comunicazione innovativo che ha alzato l’asticella del genere.
Superhot
Originale e sperimentale, Superhot ha introdotto una meccanica unica: il tempo scorre solo quando il giocatore si muove. Questo ha trasformato ogni scontro a fuoco in un puzzle strategico, guadagnandosi un posto tra gli sparatutto più innovativi degli ultimi anni.
Bulletstorm
Bulletstorm ha fatto parlare di sé per il suo sistema di combattimento creativo, basato sulle “uccisioni spettacolari”. Il gioco incoraggia a sperimentare con l’arsenale e con l’ambiente, premiando lo stile e l’inventiva del giocatore.
DayZ
Nato come mod e poi diventato un titolo autonomo, DayZ unisce elementi survival e sparatutto in un mondo online persistente. La sua popolarità ha contribuito a diffondere il genere dei survival shooter, grazie alla tensione costante tra cooperazione e conflitto con altri giocatori.
Valorant
Sviluppato da Riot Games, Valorant fonde lo stile tattico di giochi come Counter-Strike con meccaniche tipiche degli hero shooter: il titolo si è rapidamente imposto sulla scena competitiva grazie al suo equilibrio tra precisione, strategia e varietà di personaggi.
Sparatutto in terza persona: i classici TPS
Se gli FPS hanno costruito l’identità del genere, gli sparatutto in terza persona (TPS) hanno saputo dare un’impronta diversa, puntando su una visuale più ampia e un maggiore coinvolgimento narrativo. Grazie a questa prospettiva, il giocatore non vive solo l’azione ma osserva anche il proprio personaggio, instaurando una connessione più forte con la sua storia e con l’ambiente di gioco.
Alcuni TPS sono diventati veri e propri classici moderni, capaci di unire intensità degli scontri e profondità narrativa.
The Last of Us
Tra i TPS più acclamati di sempre, The Last of Us ha saputo combinare la tensione tipica degli sparatutto con un approccio survival e una narrativa profonda. La storia di Joel ed Ellie è diventata un punto di riferimento per tutto il settore, dimostrando come un TPS possa andare oltre l’azione e raccontare emozioni universali.
Red Dead Redemption
Con Red Dead Redemption, Rockstar ha portato l’epica del western nel mondo degli sparatutto. Citato spesso tra i migliori TPS, il titolo si distingue per la vastità del suo open world, le meccaniche di gioco immersive e l’uso iconico del “Dead Eye”, che consente di rallentare il tempo e mirare con precisione.
Gears of War
La saga Gears of War è diventata sinonimo di TPS grazie al suo sistema di coperture innovativo, che ha rivoluzionato il modo di concepire gli scontri a fuoco. I capitoli della serie vengono spesso citati come esempi perfetti di sparatutto tattico in terza persona, con ambientazioni cupe e combattimenti brutali.
Max Payne
Max Payne è ricordato per aver introdotto il “bullet time”, una meccanica che permette di rallentare l’azione per eseguire acrobazie spettacolari durante le sparatorie. Questo titolo ha dato una nuova dimensione agli sparatutto in terza persona, diventando un cult grazie al suo stile noir e al gameplay cinematografico.
Uncharted
Con Uncharted, Naughty Dog ha unito l’azione degli sparatutto in terza persona all’esplorazione e all’avventura: la serie si distingue per le sue sequenze spettacolari, la cura narrativa e il carisma del protagonista Nathan Drake, elementi che hanno reso il franchise un simbolo del TPS moderno.
Lo sparatutto perfetto non esiste
Che si tratti di correre e sparare senza tregua in DOOM, di pianificare ogni mossa in Rainbow Six: Siege, di vivere un’avventura cinematografica come The Last of Us o di sfidare amici online in Overwatch, una cosa è certa: lo sparatutto perfetto non esiste.
Ogni giocatore ha il suo preferito, perché questo genere è così ampio da offrire esperienze diversissime: c’è chi cerca l’adrenalina pura, chi ama la tattica, chi si lascia coinvolgere dalla trama e chi non rinuncerebbe mai a una sfida competitiva. La scelta del “migliore” dipende solo dai propri gusti: se ami la velocità punta su un FPS classico, se preferisci l’esplorazione e la narrazione un TPS è la strada giusta, mentre chi vuole divertirsi in compagnia troverà pane per i suoi denti nei multiplayer online.
In fondo, il bello degli sparatutto è proprio questo: ce n’è sempre uno che sembra fatto apposta per te.
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