Truffe Telefoniche: come riconoscerle e difendersi dalle frodi più comuni

3 novembre 2025 di
Truffe Telefoniche: come riconoscerle e difendersi dalle frodi più comuni
Sofia Tognoni

Truffe Telefoniche: come riconoscerle e difendersi dalle frodi più comuni

Come difendersi dalle truffe telefoniche: segnali d’allarme, esempi concreti e consigli utili per non cadere in trappola

Le truffe telefoniche sono diventate negli ultimi anni una delle minacce più insidiose per gli utenti. I truffatori sfruttano la fiducia che riponiamo nelle chiamate, utilizzando numeri apparentemente affidabili e tecniche sempre più sofisticate per indurre le persone a fornire dati personali, bancari o ad accettare contratti indesiderati.

Che si tratti di una finta offerta vantaggiosa, di un sedicente operatore che chiede di “verificare” dati sensibili o di una chiamata urgente che mette la vittima sotto pressione, lo schema è sempre lo stesso: confondere, manipolare e spingere ad agire senza riflettere.

Capire come riconoscere le truffe telefoniche è quindi fondamentale per proteggere non solo la propria privacy, ma anche la propria sicurezza economica. In questa guida analizzeremo i segnali che dovrebbero subito metterci in guardia e i comportamenti da adottare per non cadere in trappola.

Cosa sono le truffe telefoniche e come funzionano

Le truffe telefoniche sono raggiri messi in atto tramite chiamate o messaggi, con l’obiettivo di ottenere informazioni sensibili, dati personali o denaro. A differenza di altre frodi digitali, la loro forza sta nel canale utilizzato: la voce o il messaggio diretto, che spesso vengono percepiti come più credibili rispetto a un’email o a un annuncio online.

Il meccanismo di base è sempre lo stesso: il truffatore cerca di instaurare un contatto rapido e convincente, facendo leva su urgenza, paura o promesse allettanti. L’utente viene così spinto ad agire senza prendersi il tempo necessario per verificare la veridicità della richiesta.

Non a caso, le vittime più frequenti sono spesso gli utenti meno esperti o più vulnerabili. Da un lato ci sono gli anziani, che possono non avere familiarità con i sistemi digitali o non essere aggiornati sulle nuove forme di frode. Dall’altro ci sono i giovani, che usano quotidianamente smartphone e app di messaggistica, ma tendono a sottovalutare i rischi e a condividere informazioni con troppa leggerezza.

In entrambi i casi, la mancanza di consapevolezza diventa il terreno fertile su cui i truffatori costruiscono i loro inganni.

Come riconoscere una truffa telefonica

Riconoscere una truffa telefonica non è sempre immediato: i truffatori affinano continuamente le loro tecniche per apparire credibili. Tuttavia, ci sono alcuni campanelli d’allarme ricorrenti che possono aiutare a smascherare un tentativo di frode già nei primi minuti di conversazione.

Tono e linguaggio utilizzato

Un tratto comune è la pressione psicologica. L’interlocutore può insistere con un linguaggio allarmistico (“il suo conto è a rischio”, “bisogna agire subito”) o, al contrario, con toni eccessivamente amichevoli, quasi confidenziali. In entrambi i casi, l’obiettivo è spingere la vittima ad agire senza riflettere.

Richieste insolite di dati

Un altro segnale da non sottovalutare è la richiesta di informazioni sensibili come codici di sicurezza, credenziali di accesso, dati bancari o persino il semplice “sì” pronunciato a voce alta. Quest’ultimo può essere registrato e riutilizzato in modo fraudolento come presunta conferma di un contratto.

Numeri e prefissi sospetti

Le chiamate provenienti da numeri internazionali sconosciuti o da numeri a tariffazione speciale meritano particolare attenzione. Spesso i truffatori utilizzano lo stratagemma dello “squillo veloce” per indurre la vittima a richiamare, con conseguente addebito di costi elevati.

Voci registrate e canali anomali

Non è raro imbattersi in messaggi preregistrati che simulano comunicazioni ufficiali, oppure in richieste ricevute tramite WhatsApp o altri servizi di messaggistica. Anche se il mezzo sembra familiare, la modalità resta un indizio di possibile frode, soprattutto se vengono chiesti documenti o pagamenti.

Le truffe telefoniche più comuni

Le modalità con cui i truffatori cercano di colpire le vittime sono molteplici, ma alcune si ripetono con maggiore frequenza. Conoscere i principali schemi di raggiro è il primo passo per difendersi.

Finti operatori bancari (Vishing e spoofing)

Il vishing è una delle tecniche più diffuse. Consiste in una chiamata da parte di un presunto operatore di una banca o di un istituto finanziario, che afferma di dover verificare movimenti sospetti sul conto. Per aumentare la credibilità, i truffatori utilizzano spesso lo spoofing, ovvero la manipolazione del numero che appare sul display, facendo così risultare che il chiamante sia proprio la banca.

Una volta instaurata la conversazione, chiedono di comunicare codici di accesso, OTP o dati della carta. Ogni informazione fornita diventa un tassello utile per svuotare il conto corrente o autorizzare pagamenti non richiesti. La forza di questo raggiro sta nella pressione psicologica: chi riceve la chiamata è spinto a collaborare per “mettersi al sicuro”, senza accorgersi di essere caduto in trappola.

La “truffa del sì”

Un’altra truffa semplice ma efficace si basa sulla registrazione della parola “sì”. Durante la telefonata, il truffatore pone domande costruite ad arte — ad esempio “Mi conferma di essere il titolare della linea?” — inducendo la vittima a rispondere affermativamente.

Quella registrazione viene poi manipolata e utilizzata come presunta prova del consenso per attivare servizi a pagamento o contratti indesiderati.

È importante ricordare che, per legge, il consenso deve essere sempre inequivocabile, esplicito e documentato in modo completo, non basato su registrazioni ambigue o parziali. Nessun contratto può considerarsi valido se manca una chiara manifestazione di volontà da parte dell’utente, accompagnata da informazioni precise sul servizio proposto.

Un inganno come questo sfrutta la disattenzione e la naturalezza con cui si risponde a certe domande, trasformando un gesto banale in un pericoloso lasciapassare.

Smishing: i messaggi con link fraudolenti

Accanto alle chiamate vocali, si è diffuso lo smishing, cioè il phishing via SMS. In questo caso, la vittima riceve un messaggio che imita lo stile comunicativo di banche o istituzioni ufficiali. Il testo contiene un link che rimanda a un sito clone, graficamente identico a quello reale, in cui viene richiesto di inserire credenziali, PIN o dati della carta.

Generalmente nel messaggio leggiamo di “movimenti sospetti” o della “necessità di aggiornare i dati”, facendo leva sull’urgenza. Una volta cliccato il link e compilato il form, le informazioni finiscono nelle mani dei truffatori. È una tecnica particolarmente insidiosa, perché il messaggio appare credibile e arriva su un canale che le persone tendono a considerare affidabile.

Ping call o Wangiri: lo squillo dall’estero

La cosiddetta ping call, nota anche come wangiri, è una delle truffe più frequenti. Funziona così: la vittima riceve uno squillo brevissimo da un numero internazionale sconosciuto. L’obiettivo è indurla a richiamare, spinta dalla curiosità o dal timore di essersi persa una comunicazione importante.

Richiamando, però, si finisce su numerazioni a pagamento con tariffe molto elevate, che generano guadagni immediati per i truffatori. I prefissi utilizzati variano, ma spesso appartengono a Paesi extraeuropei o a numerazioni particolari: tra quelli segnalati ci sono +31, +351, +33, +44, +216, +373, +383, +375, +255. La regola è semplice: se non si conosce il numero, meglio non richiamare mai.

Attenzione poi al cosiddetto Wangiri 2.0: rispetto al wangiri “classico”, in cui basta un solo squillo dall’estero per indurre la vittima a richiamare un numero a pagamento, il wangiri 2.0 è ancora più subdolo. Quando l’utente richiama, sente il suono di un telefono che squilla e crede di essere in attesa di risposta, ma in realtà la linea è già connessa: così il credito continua a scalare mentre resta in attesa.

Numeri a pagamento e SMS premium

Un’altra variante riguarda l’invito, tramite SMS o chiamata, a contattare un numero a tariffazione speciale (ad esempio 899 o 893). In apparenza, il messaggio può sembrare innocuo — ad esempio “hai vinto un premio” o “chiama per confermare la consegna di un pacco” — ma in realtà porta a un addebito immediato.

Gli SMS premium funzionano in modo simile: la vittima riceve un messaggio che, se aperto o seguito da una risposta, attiva servizi a pagamento mai richiesti, con addebiti direttamente in bolletta o sul credito residuo. Sono truffe che puntano sulla distrazione e sulla mancanza di conoscenza dei dettagli tariffari da parte dell’utente.

Robocall e messaggi preregistrati

Sempre più diffuse sono anche le robocall, ovvero telefonate automatizzate con messaggi preregistrati. A volte imitano la voce di istituti bancari o enti pubblici, altre volte propongono offerte commerciali aggressive.

Il meccanismo è semplice: la chiamata non è gestita da un operatore umano, ma da un sistema automatico che avvia un discorso standardizzato. Se la vittima resta in linea o segue le istruzioni (“premi 1 per parlare con un consulente”), viene reindirizzata a un call center fraudolento pronto a raccogliere dati o a vendere servizi inesistenti.

Pacchi inesistenti e false consegne (Brushing)

Il brushing è una delle truffe più diffuse perché sfrutta un’abitudine ormai comune: lo shopping online. La vittima riceve una comunicazione — via chiamata, SMS o messaggio su WhatsApp — che segnala un pacco non ritirato o un piccolo pagamento da effettuare, solitamente di 2 o 3 euro, per completare la consegna.

Per rendere l’inganno più credibile, i truffatori citano brand molto noti come Amazon e creano un contesto che appare del tutto familiare. In realtà, dietro quei messaggi si nascondono siti e-commerce clone, graficamente identici a quelli ufficiali ma progettati solo per raccogliere i dati della carta di credito o le credenziali personali.

Un’altra variante sfrutta i post sponsorizzati sui social network: annunci che mostrano offerte troppo vantaggiose per essere vere e che rimandano a piattaforme fraudolente. Anche in questo caso, l’obiettivo non è la vendita del prodotto, ma l’acquisizione dei dati di pagamento dell’utente.

Il risultato è sempre lo stesso: la vittima non riceve alcun pacco reale e, nel frattempo, i truffatori hanno ottenuto informazioni sufficienti per svuotare un conto o effettuare acquisti non autorizzati.

Falsi call center luce e gas

Un’altra truffa ricorrente riguarda le forniture di energia e gas. In questo caso, il truffatore si presenta come un operatore di una compagnia nota e comunica alla vittima la necessità di un aggiornamento urgente del contratto, di un controllo sui consumi o di un aumento in bolletta.

Per procedere, chiede alla vittima il codice POD o PDR (identificativi delle utenze di luce e gas) e, spesso, anche una copia del documento d’identità. Con queste informazioni può avviare un cambio di fornitore non richiesto, generando un contratto fraudolento che verrà poi addebitato al malcapitato.

Vuoi una connessione stabile e veloce? Passa a EOLO!

VERIFICA COPERTURA

Truffe telefoniche sugli operatori di telefonia

Simile alla precedente è la truffa che riguarda i contratti telefonici. Anche qui la vittima riceve una chiamata da un presunto operatore, che segnala guasti sulla linea o necessità di migrare verso una nuova offerta più conveniente.

Per attivare il falso contratto, il truffatore chiede il codice di migrazione dell’utenza e, in alcuni casi, copia del documento d’identità. Una volta ottenute queste informazioni, procede con l’attivazione di un passaggio di operatore senza il consenso reale del cliente. Spesso la vittima se ne accorge solo al momento dell’arrivo della nuova bolletta.

Richiesta documenti via WhatsApp

Negli ultimi anni si è diffusa una pratica che sfrutta la popolarità di WhatsApp e di altre app di messaggistica. Il truffatore si presenta come un operatore di un gestore telefonico o energetico, e con la scusa di un controllo tecnico o di un aggiornamento urgente chiede alla vittima di inviare una copia del documento di identità o altri dati sensibili.

La comunicazione può sembrare credibile perché usa loghi e nomi di aziende note, ma in realtà nessun operatore legittimo richiede documenti personali tramite chat. Fornire queste informazioni significa esporsi a furti di identità, attivazioni di servizi indesiderati e persino tentativi di truffe successive.

donna al telefono

Truffa del codice WhatsApp a 6 cifre

Questa truffa sfrutta il sistema di verifica di WhatsApp. Ogni volta che si configura l’app su un nuovo dispositivo, viene inviato via SMS un codice di sicurezza a 6 cifre al numero associato.

Il truffatore prova ad attivare WhatsApp sul proprio telefono utilizzando il numero della vittima. Per completare l’operazione, però, ha bisogno di quel codice che arriva solo alla persona intestataria. Ed è qui che entra in gioco l’inganno: la vittima riceve un messaggio da un contatto apparentemente noto che dice qualcosa come “Ti ho inviato un codice per sbaglio, potresti rimandarmelo?”.

Se la vittima inoltra il codice, consegna di fatto la chiave di accesso al proprio account. Da quel momento viene automaticamente estromessa dall’app, mentre il truffatore prende possesso delle chat, delle foto e della rubrica.

Il vero obiettivo non è tanto controllare le conversazioni personali, quanto sfruttare l’identità della vittima: usando il suo profilo, i criminali possono chiedere denaro ai contatti, diffondere altri tentativi di frode o inviare link malevoli con maggiore probabilità che vengano aperti, proprio perché provengono da una fonte ritenuta affidabile.

Il messaggio del figlio con numero nuovo

Un’altra truffa sempre più diffusa è quella del “figlio con numero nuovo”. La vittima riceve un messaggio su WhatsApp o SMS che inizia in modo rassicurante, con frasi del tipo: “Ciao mamma, ho cambiato numero, salva questo e cancellami dal vecchio”.

Dopo aver conquistato la fiducia, il truffatore prosegue con una richiesta urgente: un pagamento da effettuare, un codice da fornire, un favore economico per “risolvere subito un problema”. La trappola funziona perché fa leva sul rapporto affettivo e sulla preoccupazione immediata, spingendo i genitori a collaborare senza verificare davvero l’identità del mittente.

Finti enti istituzionali (Polizia, Europol, ecc.)

Una delle varianti più pericolose è quella dei truffatori che si spacciano per enti ufficiali. Le vittime ricevono chiamate o email che sembrano provenire da Polizia Postale, Europol o altre autorità, con tanto di loghi e linguaggio formale.

Il messaggio tipico parla di un presunto problema legale: indagini in corso, accuse di attività sospette o violazioni gravi. Per risolvere la situazione, viene chiesto di fornire dati personali, effettuare il pagamento di una multa o cliccare su un link.

Il meccanismo sfrutta la paura e il senso di urgenza: di fronte a una “minaccia” proveniente da un’autorità, molti reagiscono impulsivamente. In realtà, nessun ente ufficiale comunica in questo modo né richiede denaro o documenti tramite telefono o chat.

Clonazione vocale con intelligenza artificiale (AI voice cloning)

Con l’evoluzione delle tecnologie di intelligenza artificiale è emersa una nuova tipologia di frode: il voice cloning. In questo caso, i truffatori registrano campioni di voce di una persona reale (ad esempio un familiare) e li utilizzano per generare repliche artificiali convincenti.

La vittima riceve così una chiamata che sembra provenire dal figlio, dal nipote o da un parente stretto, con una voce quasi identica a quella reale. Spesso la conversazione è breve e mirata a una richiesta urgente: soldi da inviare subito, un codice da comunicare, un favore immediato.

Questo tipo di truffa è particolarmente insidioso perché mette in crisi i tradizionali sistemi di riconoscimento: non si tratta più solo di un messaggio sospetto, ma di una voce familiare che sembra autentica.

Proprio per questo, è fondamentale non basarsi mai solo sull’audio, ma verificare l’identità attraverso più canali, ad esempio richiedendo una videochiamata, l’invio di un messaggio di conferma su un altro numero noto (per esempio di un parente o di un amico comune) o l’uso di un codice di sicurezza concordato in precedenza.

Truffa IT Alert con Malware

Sfruttando la notorietà del servizio nazionale IT Alert, alcuni truffatori hanno diffuso un falso sito che invitava a scaricare un’app di allerta vulcanica. Su Android, però, quell’app si rivelava un malware della famiglia SpyNote, capace di leggere ciò che appare sullo schermo, intercettare messaggi e rubare credenziali bancarie o token di autenticazione a due fattori.

Per evitare rischi di questo tipo, è fondamentale scaricare applicazioni solo dagli store ufficiali (Google Play Store o App Store) e verificare sempre l’autenticità del sito o del link prima di inserire dati personali o procedere al download.

Come difendersi dalle truffe telefoniche

Sapere riconoscere i campanelli d’allarme è importante, ma altrettanto fondamentale è adottare comportamenti che riducano il rischio di cadere vittima dei raggiri. Le strategie di difesa si dividono in tre ambiti: prevenzione, gestione della chiamata sospetta e segnalazione alle autorità competenti.

Prevenzione

La miglior difesa è la prevenzione. Alcune buone pratiche possono ridurre drasticamente le possibilità di cadere in una truffa:

  • Non condividere mai dati sensibili al telefono. Nessuna banca, compagnia telefonica o fornitore di energia chiede via chiamata credenziali, codici di sicurezza, password o copie di documenti.

  • Utilizzare app e servizi di blocco chiamate. Molti smartphone hanno funzioni integrate per filtrare numeri sospetti o sconosciuti. Esistono anche applicazioni dedicate che segnalano automaticamente i prefissi a rischio, ma bisogna stare attenti anche alla provenienza e alla legittimità di tali software, che possono costituire a loro volta un problema.

  • Controllare periodicamente le bollette telefoniche e il proprio estratto conto. Un addebito insolito o l’attivazione di un servizio mai richiesto sono segnali di un possibile tentativo di frode: più velocemente si interviene, minori sono le conseguenze.

Cosa fare durante una chiamata sospetta

Se una telefonata desta dubbi, è essenziale mantenere la calma e seguire alcune regole pratiche:

  • Interrompere subito la conversazione se l’interlocutore insiste con urgenze, pressioni o richieste di informazioni riservate.

  • Non richiamare numeri sconosciuti o non riconosciuti, soprattutto se internazionali o a tariffazione speciale.

  • Verificare direttamente con l’azienda o la banca tramite i canali ufficiali (sito web, app, numero verde riportato nelle bollette o nelle carte) prima di prendere qualsiasi decisione.

Segnalare una truffa telefonica alle autorità

Oltre a difendersi, è importante segnalare i tentativi di truffa: questo aiuta le autorità a individuare i responsabili e a proteggere altri utenti.

  • Polizia Postale: è l’autorità di riferimento per le denunce relative a frodi informatiche e telefoniche.

  • Garante Privacy: l’Autorità garante per la protezione dei dati personali mette a disposizione canali per segnalare numerazioni irregolari.

  • Operatori telefonici e aziende del comparto energia: In molti casi, gli stessi operatori hanno numeri di assistenza dedicati per verificare eventuali anomalie.

Al momento della denuncia è utile presentare screenshot, registrazioni della chiamata, SMS ricevuti o tabulati telefonici, così da facilitare le indagini.

Hai ricevuto una telefonata sospetta da qualcuno che si identificava come EOLO?

Se ricevi una chiamata da un presunto operatore EOLO che ti invita a cambiare gestore, diffida: si tratta quasi certamente di un tentativo di vishing o spoofing. EOLO non chiede mai di passare ad altri operatori né comunica variazioni contrattuali solo per telefono.

Per tutelarti:

  • chiedi sempre il codice cliente e il codice dell’operatore;
  • non prendere decisioni immediate durante la chiamata;
  • conserva il numero sospetto e segnalalo all’Assistenza Eolo;
  • per qualsiasi dubbio, contatta l’Assistenza EOLO al numero ufficiale 02.3700851 o tramite l’area riservata del sito.

Anche in caso di SMS o email sospette che sembrano provenire da EOLO, presta attenzione: controlla che i link siano realmente riconducibili al dominio eolo.it e non inserire mai dati personali se non sei sicuro della fonte.

In caso di dubbio, puoi consultare la pagina ufficialeCome difenderti dalle truffe per avere tutte le informazioni e segnalare eventuali chiamate sospette.

Consigli finali per non cadere in trappola

Le truffe telefoniche si basano sulla fretta e sulla disattenzione: chi chiama, cerca sempre di spingere la vittima ad agire d’impulso. Per questo, il miglior antidoto è adottare poche ma efficaci regole di comportamento:

  • mantieni la calma e non fidarti delle urgenze create al telefono;
  • non condividere mai codici o dati personali, soprattutto se la richiesta arriva da sconosciuti;
  • verifica sempre le informazioni tramite i canali ufficiali di banche, operatori e aziende;
  • blocca e segnala i numeri sospetti, così da ridurre il rischio di nuove chiamate indesiderate.

Oltre alla prudenza individuale, è fondamentale diffondere consapevolezza. Parlarne con genitori, nonni e amici meno esperti può fare la differenza: chi è informato riconosce più facilmente i segnali d’allarme e si protegge meglio.

In questo modo non solo difendi te stesso, ma contribuisci anche a rendere più sicura la rete di persone a cui tieni.

Vuoi una connessione stabile e veloce? Passa a EOLO!

VERIFICA COPERTURA